La Spagna, paese europeo attento alla mobilità sostenibile, ha deciso di affrontare la fase 2 mettendo al centro il tema degli spostamenti e dei trasporti, con la chiara intenzione di incentivare la mobilità sostenibile e, anzi, far sì che nuovi interventi e accorgimenti possano essere definitivi e migliorativi della situazione precedente anche a emergenza conclusa.
Un grande segnale di accortezza e lungimiranza da parte delle grandi città iberiche che sono decise a ridurre e disincentivare sempre più l’uso del mezzo privato a motore nelle aree urbane, incentivando trasporto pubblico, spostamenti a piedi e in bici o con altri mezzi ecosostenibili. Un esempio di come trasformare la crisi in opportunità per rendere le città più vivibili e meno inquinate.
La sindaca di Barcellona, Ada Colau, ha presentato il piano di “nuova mobilità” del capoluogo catalano dopo il periodo di isolamento, con innovazioni definite urgenti e immediate per poter “adeguare” la città al ritorno della grande mobilità. Barcellona si prepara cercando di incentivare gli spostamenti a piedi, in bicicletta e con il trasporto pubblico. Colau ha precisato che si tratta di uno scenario necessario per non tornare all’inquinamento anteriore ma riuscendo a mantenere una mobilità sostenibile e sicura allo stesso tempo.
Con un fondo di 4,4 milioni di euro, il piano prevede la creazione di 21 km di piste ciclabili, 17 interventi nelle corsie degli autobus per migliorare il loro servizio e 12 km di marciapiedi. Secondo quanto spiegato dal Comune, l’obiettivo principale è garantire la sicurezza e la salute pubblica della cittadinanza durante i suoi spostamenti. L’isolamento non ha permesso al Comune di definire l’inizio dei lavori, ma è stato inteso che il cambio nel sistema di mobilità arriverà per rimanere.
Prima della pandemia, gli spostamenti a Barcellona erano per il 26% in mezzi privati e 37,3% in mezzo pubblico, adesso l’obiettivo è arrivare al 40,8% di spostamenti sui mezzi pubblici e al 35,3% di spostamenti a piedi, riducendo l’uso dei mezzi privati al 19,9% e lasciando il rimanente 4% alle biciclette.
Due delle arterie più trafficate, la Gran Via e la Diagonale, saranno interessate da questo piano, poiché si chiuderanno le loro corsie laterali per destinarle esclusivamente ai pedoni. Nella Gran Via, inoltre, una corsia sarà riservata agli autobus e solo le corsie centrali rimarranno a disposizione delle automobili. Il piano, in ogni caso, coinvolgerà molte altre strade, tra cui la via Laietana dove i marciapiedi saranno ampliati su entrambi i lati per portarli a un’ampiezza di 4,15 metri.
In generale, in molte strade rimarrà una sola corsia carrabile e con limite di 30 km/h, lasciando almeno 4 metri di marciapiedi. Per la giunta catalana, è necessario che la salute abbia il suo spazio nell’agenda urbana e che la città si prepari per non passar da una crisi sanitaria a un’altra di tipo ambientale.
Per incoraggiare l’uso del mezzo pubblico, inoltre, si tornerà a far pagare la sosta dei mezzi privati.
Un piano analogo è stato approntato anche a Valencia, ma in generale è tutta la Spagna, soprattutto nelle città più grandi, che si sta dedicando a un nuovo concetto di mobilità, affinché la paura del contagio non si converta in un pericoloso aumento dell’utilizzo della macchina.
Intanto, Madrid ha registrato uno storico livello minimo di diossido di azoto nell’aria.