C’è qualcosa di vagamente romantico nella definizione dei ciclisti come “Utenti vulnerabili della strada”, definizione che include anche motociclisti, pedoni e bambini e allude alla fragilità di questi utenti nei confronti dei mezzi – pesanti e non – che circolano nelle nostre città.
Nonostante questa vulnerabilità, la FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) ritiene prioritaria la “sicurezza attiva” rispetto alla “sicurezza passiva” e ribadisce che il ciclismo è “…attività sicura, divertente e salutare… “ .
Sul fronte della sicurezza attiva l’arduo compito è istituzionale, e ha a che fare con limitazione della velocità, segnaletica, piste ciclabili, illuminazione pubblica. Una serie di azioni semplici che ruotano attorno alla presa di coscienza che il numero di ciclisti aumenta, quindi, se vogliamo farlo aumentare ancora, è saggio costruire delle città che tengano conto della loro presenza. In sostanza, dal punto di vista istituzionale è un problema di coerenza: vogliamo le biciclette perché sono ecologiche? Lasciamole pedalare sicure.
Sul fronte della sicurezza passiva, invece la definizione non deve ingannarci: si tratta infatti di qualcosa che ognuno di noi può attivare. Bastano piccoli accorgimenti, attenzioni, strumenti utili a una maggiore sicurezza del ciclista il quale, ammettiamolo, non è sempre il miglior elemento che ci possa capitare di incrociare per strada. Insomma, sarà anche perché mancano percorsi dedicati, sarà lo spirito libero delle due ruote, sarà che non c’è freno motore… sta di fatto che il ciclista certe volte è più pericoloso dell’automobilista, per sè stesso e per gli altri.
Proviamo quindi a fare un piccolo esame di coscienza e identificare alcune regole di sopravvivenza e/o di convivenza civile che creino armonia tra ciclisti e i colleghi automobilisti.
1. Rispettare la segnaletica – il fatto che la bici non vada a motore non rende il ciclista equiparabile a un pedone: sensi unici, divieti di accesso, strisce pedonali non sono deliziose decorazioni, ma indicazioni condivise.
2. Equipaggiare correttamente il mezzo – campanello, specchietto retrovisore, luce posteriore e anteriore sono ben poca zavorra per i nostri ronzini a due ruote, montiamoli e usiamoli. Una scampanellata mette allegria, è meno stressante di un clacson e può metterci al sicuro.
3. Comunicare – chi sta dietro, sia esso automobilista o ciclista bis non può conoscere il nostro percorso: dobbiamo indicarlo noi, certe volte allungare un braccio per segnalare che stiamo per svoltare può allungarci la vita.
4. Proteggere – caschetto, guanti, giubbini catarifrangenti per chi pedala di notte, ginocchiere… insomma: W l’abbigliamento tecnico. Volvo ha pure inventato il “Life-Paint” : una vernice invisibile che brilla al buio, utilissima, d’effetto e soprattutto pratica.
5. Buon senso – Il motore della bicicletta siamo noi. Il velocipede sta in equilibrio, quindi non possiamo pensare di trasportare borse, cartelle da lavoro, porta-pc e buste della spesa senza che questi ci sbilancino: dotiamo la bicicletta di cestino o portapacchi, oppure utilizziamo uno zaino così da evitare il famoso – e pericoloso – effetto guarda-come-dondolo.
6. Buon senso #2 – Avete presenti le critiche fatte agli automobilisti che parlano al cellulare? Ecco, ripetiamocele come un mantra, e se proprio non possiamo fare a meno di comunicare che stiamo per arrivare e butta-giù-la-pasta, meglio usare l’auricolare: se un automobilista al telefono è pericoloso, un ciclista al telefono è una catastrofe naturale.
7. Buon senso #3 – il fatto che la bici possa raggiungere i 50 km orari non ci obbliga a farlo. Insomma, vero è che siamo bravissimi e allenatissimi e le nostre gambe sono super-agili e forti… ma non è detto che abbiano abbastanza prontezza da scansare un pallone ci rotola davanti all’improvviso ora: il pallone non si fa niente, lui non è tecnicamente un utente vulnerabile, ma noi sì.
Molto semplice: rispetto del codice della strada e un occhio sempre vigile e presente a ciò che ci sta intorno. Anticipare le possibili manovre di auto vicine è spesso il miglior modo per evitare incidenti. Soprattutto non dare mai per scontato che ci lascino lo spazio necessario o ci diano la precedenza. Indicate sempre quando cambiate direzione, e guardate prima di spostarvi!!
Ovviamente casco sempre in testa bel allacciato!
E di notte luci, anteriore e posteriore, e giubbino ad alta visibilità! Se girate spesso con zaino in spalla, esistono degli appositi copri zaino (tra l’altro anche antipioggia) ad alta visibilità.
Inutile e dannoso secondo me lo specchietto.
Dà un falso senso di sicurezza distorcendo la visuale. Bisogna voltarsi e guardare con i propri occhi!!!
Inutile anche il campanello, a meno che non dobbiamo farci strada tra una selva di pedoni.
Un’auto accanto, nel caos del traffico quotidiano non se ne accorgerà neanche, a meno che non abbiate installato una vera e propria tromba bitonale!!
vogliamo parlare di sicurezza per il ciclista ? in alcune biciclette specialmente quelle da corsa o mountain bike, nei pedali ci sono dei blocca piedi, non so adesso come si chiamano, che servono per evitare che i piedi scivolano durante la pedalata, è una cosa buona come protezione, ma sono una cosa pericolosa se durante la circolazione nelle strade, bisogna fare una frenata brusca, e non si riesce in tempo a frenare? si rischia di volare con tutta la bicicletta, facendosi magari più male del dovuto, cosa che non accadrebbe se non ci fossero queste protezioni nei pedali, almeno ha la prontezza di scendere e se la bicicletta, va fuori controllo non fa alcuna importanza non vi pare?