Un’opera strategica per risolvere la cronica carenza idrica e contrastare l’infiltrazione di acqua salmastra nelle falde.
Il nuovo acquedotto Marsala, Mazara, Petrosino promette di cambiare il volto della gestione dell’acqua in tre dei principali comuni del Trapanese.
Un progetto imponente che garantirà 300 litri al secondo in più, pari a 9,5 milioni di metri cubi l’anno.
L’intervento è finanziato con 58,3 milioni di euro del PNRR e 10 milioni del Fondo di sviluppo e coesione.
La società Siciliacque, partecipata da Italgas e dalla Regione Siciliana, guida i lavori.
L’opera rientra nel completamento del sistema di grande adduzione Montescuro Ovest e servirà circa 140.000 abitanti, il 40% della popolazione della provincia di Trapani.
Un tracciato lungo 67 chilometri
Il nuovo acquedotto partirà dal nodo idraulico di Menfi, in provincia di Agrigento, e arriverà fino alle porte di Marsala.
Un’infrastruttura lunga 67 chilometri che porterà l’acqua della diga Garcia e del sistema Montescuro Ovest-Staglio direttamente ai serbatoi comunali, già collegati alle reti urbane.
Le attività di cantiere sono iniziate con urgenza dopo l’aggiudicazione dell’appalto nel luglio dello scorso anno.
A oggi, circa il 40% dell’intervento risulta già completato.
Il cronoprogramma prevede la consegna dell’opera entro marzo 2026, in linea con le scadenze del PNRR.
Materiali resistenti e soluzioni moderne
L’85% delle condotte sarà in ghisa sferoidale.
Questo materiale, resistente alla corrosione, non richiede protezione catodica ed è più durevole rispetto ad altri.
La sua vita utile si aggira intorno ai 50 anni.
Il restante 15% della rete sarà in acciaio, utilizzato soprattutto per attraversamenti di fiumi e opere “no dig”, realizzate senza scavo, direttamente sottoterra.
Scelte tecniche che tengono conto delle caratteristiche del terreno e mirano a garantire efficienza e resistenza nel tempo.
Ogni dettaglio è pensato per ridurre al minimo gli interventi futuri e offrire un servizio continuo.
Più acqua potabile, meno prelievi dai pozzi
Uno degli obiettivi principali è ridurre del 50% il ricorso ai pozzi.
Una pratica che negli anni ha abbassato la falda acquifera, favorendo l’ingresso dell’acqua marina, il cosiddetto “cuneo salino”.
Con il nuovo acquedotto, le forniture saranno più stabili e sicure, sia per i cittadini che per il settore agricolo, molto presente nella zona.
“L’opera garantirà una doppia alimentazione idrica, pulita e costante, capace di soddisfare il fabbisogno della popolazione e di limitare gli effetti negativi dei prelievi in falda”
ha spiegato l’ingegnere Vincenzo Sferruzza, responsabile unico del procedimento.
Il progetto non è solo un’infrastruttura tecnica, ma una risposta concreta alle difficoltà di approvvigionamento idrico che da anni affliggono il territorio.
Un’opera che punta anche a una gestione più sostenibile dell’acqua, in un’area dove la pressione sulle risorse è alta.
Credits foto: Lorenzo Bartoli per Saint-Gobain PAM Italia