Alitalia pronta a recuperare il mercato con 42 rotte nazionali, 63 internazionali e 16 intercontinentali

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Si è conclusa l’audizione informale del Direttore Generale di Alitalia, Giancarlo Zeni, ai membri della commissione lavori pubblici del Senato della Repubblica.

Il Direttore generale ha illustrato la sfida  industriale della compagnia aerea negli ultimi 15 anni, analizzando le problematiche che hanno portato questa azienda a dei sistematici risultati operativi negativi.

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Nel grafico a lato, le barre in verde rappresentano il numero dei sedili offerti dalla compagnia nel periodo 2004/2019. Il primo blocco rappresenta il periodo in cui l’azienda era ancora gestita a maggioranza dal Ministero del Tesoro.

Il grafico dimostra come, al di là di alcuni salti abbastanza significativi, (come quello del 2008 quando la compagnia abbandonò Milano Malpensa come aeroporto di transito del nord Italia), che nelle fasi in cui l’azienda si è ridimensionata non è migliorata la performance economica

Altro elemento che emerge è che la gestione privatistica dell’azienda non ha dato dei risultati migliori rispetto a quella pubblica.

Ci sono, secondo Giancarlo Zeni, una serie di ragioni che devono far riflettere sul perchè la compagnia aerea, che opera nel paese più desiderato al mondo,  è strutturalmente deficitaria.

“La prima causa – ha affermato Zeni – è legata al fatto che l’Italia è conosciuta in Europa come un paese estremamente generoso in termini di sussidi che danno gli aeroporti a favore dei nuovi entrati. Solo su 7 scali italiani l’autorità per la regolazione del trasporti ha identificato nel 2016 oltre 100 milioni di euro di contributi e si stima che nel 2018 siano stati erogati oltre 220 milioni di euro alle compagnie low cost.

Il nostro mercato denota, come risultante di questa forte sollecitazione che c’è, un incidenza dei servizi essenziali che è seconda solo al mercato di Londra che è tre volte, per dare un ordine di grandezza, il principale mercato italiano che è quello su Roma”

Inoltre, un altro elemento che ha inciso in maniera molto significativa alla situazione deficitaria della compagnia, secondo Zeni, è il diverso trattamento delle compagnie nazionali rispetto a quelle straniere

“Questo business è molto globale e i passeggeri hanno realmente la facoltà di scegliere fra operatori di qualunque nazionalità. In realtà l’unica cosa che pagano le compagnie straniere in Italia è l’Iva sui biglietti nazionali, su tutto il resto si divarica una forbice dove le compagnie che hanno una sede italiana praticamente sono trattate con una modalità completamente diversa anche da compagnie straniere che hanno delle stabili organizzazioni.in questo paese”.

Riferendosi alla situazione attuale Zeni, ha poi riferito che la compagnia aerea, a causa del coronavirus, ha accusato un risultato operativo negativo per 220 milioni nel primo trimestre mentre nel 2019 aveva registrato un risultato negativo per 502 milioni di euro.

La compagnia ha proseguito Zen, ha avvertito molto anticipatamente l’effetto della crisi ma ha avuto modo di imporre misure di razionalizzazione come ad esempio i risparmi conseguiti sull’affitto dei aerei per circa 70 milioni al giugno 2021.

La nuova Alitalia, secondo Zeni, sarà comunque pronta per recuperare il mercato. Ripartirà con 92 aerei, di cui 20 intercontinentali, 60 a medio raggio e 12 regionali con 42 rotte nazionali, 63 internazionali e 16 intercontinentali con la prospettiva di arrivare, entro il 2025 a 115 aerei e prospetta l’apertura di nuove rotte intercontinentali.

La nuova Alitalia sarà costituita da due newco (Alitalia e Cityliner) da 3,7 miliardi di aiuti statali complessivi e garantirà i contratti al settore bagagli ex Alitalia oltre a utilizzare i mezzi e il personale della vecchia compagnia, ovvero la “bad company”.

 

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