Caorso: il deposito ERSMA si ristruttura per ospitare i rifiuti radioattivi

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Nella centrale nucleare dismessa di Caorso, in provincia di Piacenza, i rifiuti radioattivi restano in attesa di una destinazione definitiva.

Il Deposito Nazionale, che dovrebbe accoglierli, non esiste ancora.

Per questo, Sogin ha avviato un’operazione di ristrutturazione del deposito temporaneo ERSMA, trasformandolo in un’area più capiente e moderna, destinata esclusivamente allo stoccaggio di materiali già trattati e provenienti dalle attività di smantellamento della centrale.

Demolizione parziale con tecniche ad alta precisione

I lavori sono entrati nel vivo nel giugno 2025 con la demolizione della copertura dell’edificio.

L’intervento utilizza tecniche avanzate di taglio a disco e filo diamantato, assistite da gru speciali per sollevare blocchi da circa 20 tonnellate ciascuno.

Al termine delle operazioni, previste per l’autunno, verranno prodotte oltre 1.800 tonnellate di calcestruzzo e metallo da smaltire o recuperare in sicurezza.

Un progetto per fare spazio, non per espandere

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la ristrutturazione dell’ERSMA non serve ad ampliare la capacità del sito per nuovi rifiuti radioattivi, ma a ricollocare quelli già presenti e pronti al trasferimento.

Il motivo? Il Deposito Nazionale non è ancora stato costruito, nonostante la pubblicazione nel 2023 della Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI).

Caorso, come le altre ex centrali italiane, è costretta a riorganizzare gli spazi esistenti per far fronte all’accumulo.

L’ERSMA, lungo 41 metri, largo 38 e alto 14, verrà internamente riconfigurato su due campate da 20 metri, dotate di carri ponte per la movimentazione in remoto e impianti elettrici, antincendio, radiologici e di controllo automatizzato.

Rifiuti radioattivi in cerca di destinazione

Al termine dei lavori, previsti per il 2027, il deposito ERSMA potrà contenere fino a 2.100 metri cubi di rifiuti radioattivi di bassa e media attività.

Si tratta esclusivamente di materiali provenienti dalla dismissione della centrale, come quelli che saranno generati dallo smantellamento del reattore e dei suoi componenti interni, iniziato a novembre 2024.

Parallelamente, Sogin ha già concluso i lavori di adeguamento del deposito ERSBA2 (oggi in esercizio) e sta intervenendo anche su ERSBA1.

Entrambe le strutture sono utilizzate per lo stoccaggio temporaneo di rifiuti a molto bassa e bassa attività, con l’obiettivo di evitare la costruzione di nuovi depositi nel sito.

Una soluzione provvisoria sempre più lunga

Questi interventi, tutti finanziati con risorse pubbliche, non rappresentano un passo avanti nella strategia nazionale per la gestione delle scorie, ma piuttosto una misura tampone per gestire il tempo che passa senza decisioni politiche.

Le scorie che avrebbero dovuto essere trasferite altrove restano a Caorso.

E il loro volume aumenta con il progredire delle attività di decommissioning.

Senza il Deposito Nazionale, che dovrebbe ospitare 78.000 metri cubi di rifiuti a bassa e media attività, l’Italia continuerà a spendere milioni ogni anno per lo stoccaggio temporaneo, ritardando la chiusura definitiva dei siti nucleari e lasciando le comunità locali con un’eredità pesante e incerta.

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