Bici: il perchè dei rincari e dei tempi di attesa biblici

bici mobilita.org
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Che la crisi pandemica non avrebbe aiutato il mercato delle biciclette lo abbiamo progressivamente compreso.
Il boom delle vendite a cui abbiamo assistito in questi anni ha seguìto un trend positivo che nel 2020, complice anche gli incentivi mobilità di alcuni governi, ha contribuito a stravolgere la filiera di produzione e commercializzazione dei mezzi a due ruote.

Soltanto nel 2020 il mercato delle bici muscolari ha incrementato la propria domanda del 14%, mentre l’e-bike addirittura del 43%. La conseguenza è che i prodotti in catalogo di diverse marche produttrici ha subìto rincari cospicui,
fino a valori prossimi il 10-12%.

Secondo alcuni produttori, l’innalzamento dei prezzi è stato causato da un incremento dei costi di logistica dei fornitori, oltre all’esaurimento dei materiali costruttivi che di fatto hanno interrotto i processi industriali di assemblaggio. In sintesi:


• Maggiorazione dei costi della materia prima
• Maggiorazione dei componenti
• Aumento del costo dei trasporti


Non è difficile ipotizzare che oltre a queste motivazioni assolutamente prevedibili e legittime venga applicato uno dei concetti base della legge della domanda e dell’offerta secondo cui minore è la disponibilità di un bene, maggiore sarà il suo valore.

Il consumatore finale in alcuni casi non ha potuto finalizzare un acquisto per la pressoché sparuta disponibilità di modelli presso i punti vendita oppure ha dovuto attendere mesi e mesi per aver consegnato il proprio ordine.

Ulteriori rincari sono piovuti sui consumatori a causa di Brexit: alcune produttrici oltre Manica infatti hanno inevitabilmente lievitato i prezzi a listino a causa dei costi della logistica e delle spedizioni da e per il Regno Unito. Un esempio: una pieghevole Brompton che nel 2020 costava 1.700 € quest’anno, per via di questo incremento, andrebbe a costare circa 1.870€.


Quindi cosa succederà nel breve-medio termine?


Impossibile prevedere quando il mercato globale invertirà questa tendenza e ritornerà ad un livello logistico-produttivo di crociera tale da poter ammortizzare questi rincari. Occorre considerare che le case produttrici nel mondo non sono poi così tante se paragonate ad altri asset di trasporto (auto, moto, etc.), pertanto c’è da aspettarsi che i prezzi potrebbero continuare a crescere nei prossimi anni prima di normalizzarsi.

Nel frattempo gli store, principali punti di collegamento tra produttore e consumatore, hanno intrapreso azioni che potessero mitigare l’inevitabile disappunto dei clienti. Interloquendo con Marco Bindini di Sportissimo, uno dei principali rivenditori Pinarello in Italia, abbiamo chiesto come il settore sta affrontando questa situazione. Ne è emerso un aspetto fondamentale: il
preordine, prima meno diffuso, è diventato la norma. Una strategia di attenta programmazione degli ordini da parte del negozio consente di ridurre i tempi di consegna.

Nel caso di Sportissimo, il cliente può scegliere tra una serie di articoli preordinati dal negozio e “prenotare” la sua bici versando un acconto del 10%. In questo modo si assicura la bici prescelta quando questa verrà consegnata al rivenditore, con tempi di attesa inferiori rispetto ad un ordine effettuato ex novo.

Per contrastare il “caro bici” sono stati definiti piani di finanziamento con rateizzazioni progressive applicate su tutte le fasce dei prodotti. Inoltre – apprendiamo da Bindini – aziende come Pinarello stanno adottando metodi alternativi di produzione per accumulare i componenti grezzi in house e accelerare i tempi di assemblaggio.

Sta succedendo anche qualcos’altro: il tentativo di smarcarsi dal mercato asiatico e dai ritardi ad esso connessi per la mancanza dei componenti, sta inducendo molti brand a riportare parti della produzione in Italia o in Europa. In questo modo si cercherà di bypassare questo imbuto, incrementando gli investimenti nel nostro territorio e favorendo l’indotto di settore.

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