Uno dei temi più attuali e particolarmente sentiti dall’opinione pubblica è senza dubbio la questione ambientale. In ambito urbano la salute delle città è stata recentemente riconosciuta come una delle priorità da attenzionare da parte delle pubbliche amministrazioni, sia in termini strutturali che di investimenti economici per il futuro.
Il segmento di interventi che sta destando probabilmente maggiori sforzi è quello dei trasporti e della mobilità in generale. Le recenti restrizioni sul parco mezzi circolante sta coinvolgendo i principali centri urbani italiani, che dovranno necessariamente adottare e incrementare misure atte a garantire una qualità dell’aria entro gli standard consentiti. Le vetture a diesel sono le principali indiziate ad essere penalizzate, dato che è stato preannunciato un blocco progressivo sino al 1 Ottobre 2022, quando anche i diesel categoria Euro 5 non potranno più accedere nei centri urbani con popolazione superiore ai 30.000 abitanti, almeno al nord.
Non solo auto. Il dibattito sui consumi è oramai esteso da alcuni anni anche alle navi da crociera, che soprattutto nelle città portuali causano un innalzamento considerevole dei valori di CO2 e altei polveri sottili. Secondo uno studio recente effettuato da Transport&Environment sull’inquinamento atmosferico, è emerso un dato drastico e allarmante: 200 navi da crociera causano più emissioni di 260 milioni di veicoli. Spagna e Italia sono le nazioni europee maggiormente colpite da questo problema e la “sola” città di Venezia ospita navi per quasi 8.000 ore in stallo a motore acceso, con oltre 27 mila kg di ossidi di zolfo emessi nell’aria. Per fare un paragone tangibile, le automobili nell’intera area metropolitana del capoluogo veneto producono una quantità di ossidi venti volte più piccola.
Tuttavia questi dati non devono deresponsabilizzare i cittadini. Secondo quanto riportato da un’analisi della Commissione Europea, per gli italiani sono pressochè quattro le tematiche ambientali considerate più importanti: l’incremento della produzione dei rifiuti e la qualità dell’aria sono citate dal 43% degli italiani, mentre lo sono per il 40% i cambiamenti climatici e l’inquinamento del mare (Fonte: Commissione Europea (2017) – Special EUROBAROMETER 468 “Attitudes of European citizens towards the environment).
Ma gli italiani, nel concreto, in che modo possono contribuire a contrastare l’evoluzione del problema?
Già da alcuni anni diversi enti pubblici e aziende, su incentivo dei governi locali, hanno avviato comportamenti virtuosi favorendo la diffusione di servizi online. L’obiettivo dichiarato è fornire all’utente finale tutti gli strumenti necessari a gestire le proprie pratiche direttamente da casa, dalla richiesta di un documento all’acquisto di un qualsiasi prodotto sul mercato. Per fare un esempio, basti pensare che per realizzare i propri biglietti da visita non è più necessario recarsi più volte presso una tipografia come avveniva sino a qualche tempo fa. Il grado di personalizzazione a disposizione del cliente è aumentato esponenzialmente grazie alla straordinaria usabilità del web e il prodotto lo si riceve comodamente a casa. Gran parte di ciò che in passato richiedeva la presenza fisica dell’utente finale sarà gestito dal nostro pc o smartphone, scongiurando spostamenti non strettamente necessari.
Sulla digitalizzazione sta puntando forte anche la pubblica amministrazione, che sta procedendo a trasformare larga parte dei suoi sportelli in servizi digitali. L’efficienza in questo caso non ha raggiunto livelli di soddisfazione alla pari degli operatori privati, ma la strada è tracciata. Sempre secondo la Commissione Europea, l’Italia ricopre gli ultimi posti della classifica in quanto alla digitalizzazione, ma si spera che con i recenti decreti nazionali e grazie ai fondi europei dedicati, il gap possa essere ridotto nel giro di un quinquiennio.