La funivia delle mele in Val di Non: un capolavoro d’ingegneria

Spread the love

Nelle Alpi trentine, una rivoluzionaria opera infrastrutturale sta prendendo forma: la “funivia delle mele”, progettata per trasportare i frutti raccolti nella Val di Non direttamente nelle celle ipogee scavate nelle miniere di San Romedio.

Questa soluzione innovativa non solo rappresenta un’eccellenza tecnologica, ma promette di rivoluzionare la logistica agricola della regione riducendo significativamente l’impatto ambientale.

L’intervento è stato reso possibile grazie a un finanziamento misto, che ha visto l’impiego di 4 milioni di euro dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e 6 milioni di euro stanziati dal consorzio Melinda.


L’infrastruttura della funivia

La funivia si estende per circa un chilometro e si sviluppa in due sezioni principali: una parte superficiale che attraversa i caratteristici meleti della valle e una porzione sotterranea lunga 450 metri che si inoltra nelle antiche gallerie minerarie.

L’impianto è alimentato da pannelli fotovoltaici, garantendo una sostenibilità energetica in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2.

Con una capacità di trasporto di 460 contenitori da 300 chilogrammi l’uno ogni ora, questa teleferica è progettata per garantire un flusso continuo e ottimizzato verso le celle ipogee.

Una volta raggiunto il capolinea sotterraneo, i contenitori vengono trasferiti su carrelli elettrici, che li distribuiscono nelle celle di stoccaggio.

Ogni cella, lunga 25 metri, larga 13 e alta 11, può ospitare fino a 2.800 casse, per un totale di 840 tonnellate di mele.

La struttura è stata realizzata sfruttando le peculiarità geologiche della dolomia, una roccia sedimentaria dalle ottime capacità isolanti.


Le celle ipogee: frigoriferi naturali

Le celle ipogee rappresentano un esempio straordinario di utilizzo sostenibile delle risorse naturali.

Scavate a partire dal 2011 nelle gallerie minerarie dismesse, queste cavità sotterranee sfruttano la temperatura costante del sottosuolo, compresa tra i 10 e gli 11 gradi, per ridurre il consumo energetico necessario a mantenere le mele a 1 grado, la temperatura ideale per la conservazione.

Questo approccio consente un risparmio energetico stimato in 1,9 gigawattora all’anno, equivalente al fabbisogno energetico di circa 2.000 persone.

L’impianto è dotato di un sofisticato sistema ad atmosfera controllata, che modifica la composizione dell’aria all’interno delle celle.

Riducendo l’ossigeno all’1,3% e aumentando l’anidride carbonica al 2,5%, il processo rallenta significativamente la maturazione delle mele, prolungandone la conservabilità oltre un anno.

L’energia necessaria per il funzionamento del sistema è fornita da fonti geotermiche, mentre il refrigerante utilizzato è l’ammoniaca, scelta per la sua sostenibilità ambientale.


Benefici ambientali e logistici

Una volta operativa, la funivia permetterà di eliminare circa 6.000 trasporti annui effettuati da tir, equivalenti a 12.000 chilometri percorsi su strada.

Questo si traduce in un risparmio significativo di combustibili fossili e in una drastica riduzione delle emissioni di gas serra.

Inoltre, l’adozione di tecnologie all’avanguardia non solo migliora l’efficienza operativa, ma riduce sensibilmente i costi di gestione a lungo termine.


Prospettive future

Il progetto della funivia è solo l’ultimo tassello di un piano infrastrutturale iniziato nel 2011.

A oggi, sono state realizzate 34 celle ipogee con una capacità di stoccaggio di 30.000 tonnellate, ma è già prevista la costruzione di altre 12 celle, che porteranno la capacità totale a 40.000 tonnellate, pari al 10% della produzione annuale di Melinda.

Parallelamente, il consorzio sta esplorando opportunità turistiche legate al progetto.

Il percorso della funivia potrebbe diventare un’attrazione unica al mondo, con visite guidate che permetteranno ai turisti di scoprire le gallerie minerarie e le tecnologie innovative utilizzate per la conservazione delle mele.

Post correlati

Lascia un commento