Il trasporto marittimo a livello globale continua a produrre impatti significativi sul clima, sugli oceani e sulla salute umana, e sembra che l’Organizzazione marittima internazionale (IMO) delle Nazioni Unite, la comunità internazionale e l’industria marittima non siano stati in grado di affrontare adeguatamente questi problemi cruciali.
Un nuovo studio commissionato da Seas At Risk e intitolato “The State of Shipping & Oceans” mette in luce questa situazione preoccupante. Il rapporto evidenzia un costante fallimento nel tentativo di limitare gli effetti nocivi del trasporto marittimo, sia in termini di impatto sul clima che del divario enorme tra le azioni intraprese fino ad ora e le riduzioni richieste dalla scienza climatica, in particolare dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC):
- Cambiamento climatico: Il settore del trasporto marittimo ha costantemente mancato nel contenere le proprie emissioni e nel contribuire in modo equo alla risposta alla crisi climatica. È previsto che le emissioni del trasporto marittimo aumenteranno in modo significativo, mentre l’IPCC sottolinea la necessità di “riduzioni profonde e rapide” in tutti i settori per evitare di superare il limite di riscaldamento globale di 1,5°C stabilito dall’Accordo di Parigi.
- Salute degli oceani: Le normative insufficienti, la loro applicazione debole o l’assenza di norme consentono al trasporto marittimo di minare la salute degli oceani. Questo include incidenti come fuoriuscite di petrolio e scarichi di sostanze chimiche, inquinamento acustico sottomarino, rilascio di acque reflue e l’inquinamento da plastica. Inoltre, l’espansione dei porti comporta problemi di qualità dell’aria e danni agli ecosistemi marini e costieri.
- Salute umana: Il trasporto marittimo continua a danneggiare la salute e il benessere delle comunità portuali, specialmente nei Paesi in via di sviluppo. I gas tossici provenienti dalle navi a combustibile fossile causano un alto numero di morti premature e milioni di casi di asma infantile in tutto il mondo ogni anno. Inoltre, i lavoratori che smantellano navi sulle spiagge dell’Asia meridionale subiscono gravi violazioni dei diritti umani.
Per affrontare efficacemente questi problemi, è necessario un cambiamento di prospettiva fondamentale sul ruolo che il trasporto marittimo svolge nel mondo odierno. John Maggs, direttore delle politiche marittime di Seas At Risk, ha sottolineato l’importanza di questa sfida, sottolineando che l’IMO e la comunità internazionale hanno l’opportunità di porre fine a questo ciclo distruttivo.
Ha chiesto che i governi impegnati nella definizione di una nuova strategia climatica per il trasporto marittimo presso l’IMO si impegnino a ridurre le emissioni del settore del trasporto marittimo del 50% entro il 2030, un obiettivo chiaramente in linea con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C stabilito dall’Accordo di Parigi.
Lucy Gilliam, Senior Shipping Policy Officer di Seas At Risk, ha sottolineato che siamo di fronte a una crisi ambientale senza precedenti che richiede un cambiamento radicale in tutti i settori, inclusa l’industria marittima. Ha ribadito che non è possibile risolvere la crisi climatica senza affrontare contemporaneamente la crisi della biodiversità e degli oceani. In breve, è urgente e necessario agire ora, anche dopo 50 anni di inazione.