Diga di Vetto: procede speditamente l’iter autorizzativo

diga di Vetto
Spread the love

La Diga di Vetto, imponente infrastruttura idrica progettata per la Val d’Enza in Emilia-Romagna, compie un ulteriore passo avanti verso la realizzazione.

L’opera è considerata cruciale per garantire un approvvigionamento idrico stabile, destinato a soddisfare bisogni agricoli, civili e industriali, e migliorare la sicurezza idraulica della regione.

Recentemente, al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si è tenuta una riunione operativa che conferma il supporto istituzionale e mira a accelerare l’iter approvativo e costruttivo dell’infrastruttura.

Dettagli tecnici dell’invaso e obiettivi

La diga di Vetto è progettata con una capacità di stoccaggio di almeno 86 milioni di metri cubi d’acqua.

Questo bacino artificiale fornirà un flusso stabile di risorse idriche per varie necessità, che spaziano dall’agricoltura alle esigenze civili e industriali.

Un ulteriore obiettivo della costruzione è la mitigazione del rischio di alluvioni, attraverso una gestione attenta delle portate fluviali e delle acque meteoriche.

Coinvolgimento delle istituzioni e prossimi passi

Durante l’incontro, è stato ribadito l’impegno a garantire il finanziamento necessario per completare la progettazione e l’avvio dei lavori.

L’attenzione è ora focalizzata sull’accelerazione delle procedure burocratiche attraverso un dibattito pubblico già avviato, con l’auspicio di approvare il DOCFAP entro febbraio 2026.

Contesto storico e pianificazione futura

La diga di Vetto, dopo anni di stallo dovuto a complessi iter burocratici e studi alternativi, ora manifesta un concreto progresso con l’approvazione preliminare del “Documento di Valutazione delle Alternative Progettuali”.

Questo traguardo è cruciale per l’elaborazione del progetto di fattibilità tecnico-economica, seguita dalla fase autorizzativa conclusiva.

La realizzazione dell’opera è parte di una più ampia strategia di infrastrutturazione idrica, mirata a ottimizzare le risorse e a garantire la resilienza idrica nella regione Emilia-Romagna e oltre.

Foto: MIT

Post correlati

Lascia un commento