Adesso che la gara per la realizzazione di due termovalorizzatori in Sicilia è stata ufficialmente dichiarata conclusa, possiamo scoprire quali delle proposte sono state accolte e soprattutto “dove”.
I due impianti andranno a coprire geograficamente la Sicilia Centro-Occidentale e quella orientale. Il primo termovalorizzatore sarà realizzato a Gela e costerà 647 milioni. Il secondo sorgerà a sud di Catania, laddove insiste un impianto nella contrada di Pantano D’Arci.
Ognuno di essi sarà capace di smaltire tra le 300 e le 450 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati.
Il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, ha infatti annunciato l’ubicazione e i dettagli di questi prossimi interventi per liberare la regione dalla “schiavitù delle discariche”.
Adesso si procederà a redigere un nuovo bando in cui sarà definita la base economica mediante cui i termovalorizzatori saranno realizzati, attraverso il sistema del project financing che, lo ricordiamo, prevede che chi contribuirà alla costruzione poi gestirà l’impianto.
La previsione è che le strutture saranno realizzate in 3 anni.
Legambiente Sicilia si è già opposta ufficialmente attraverso le parole del suo presidente, Gianfranco Zanna:
La scelta del Presidente Musumeci di volere gli inceneritori è scellerata e insostenibile, per l’ambiente e per le tasche dei siciliani. Come per quelli di Cuffaro, alla faccia della rottura con il passato, faremo di tutto per fermarli.
Sui rifiuti, così come per le nuove trivellazioni alla ricerca di gas nel mare siciliano – prosegue – il presidente Musumeci continua ad offrire soluzioni vecchie, con una visione dello sviluppo e della sostenibilità superata da un paio di decenni. Oggi le priorità sono la raccolta differenziata, il riciclo di materia e l’economia circolare, ambientalmente ed economicamente di gran lunga preferibili sia alle discariche che agli inceneritori.
Scegliere la strada degli inceneritori significa accettare che il tetto massimo di raccolta differenziata per la Sicilia sarà il 65%, molto al di sotto degli obiettivi fissati dall’Europa. Un’ipotesi inaccettabile, fatta da chi non ha più forza, serietà e autorevolezza e sceglie, quindi, scorciatoie propagandistiche. Inoltre, visti gli anni che occorreranno per la loro eventuale realizzazione, non meno di 8, gli inceneritori di Musumeci non beneficeranno più dell’esenzione oggi prevista per le emissioni climalteranti dovute a incenerimento dei rifiuti. Quindi, i siciliani, oltre a pagare lo smaltimento in questi impianti (in mano ai privati) dei rifiuti prodotti e che la Regione ha deciso oggi di non voler più recuperare e riciclare, dovranno anche pagare nella Tari il costo delle emissioni dannose per il clima”.
Davvero una scelta lungimirante e conveniente!
per ignoranza, non entro nel merito delle minori percentuali di differenziata che comporta il termovalorizzatore. sembra che rifiuti zero non esista, sia un’utopia irrealizzabile. termovalorizzatore o no, la differenziata stenta, soprattutto a causa della mancanza di una filiera in cui instradare i rifiuti di vario genere. i pochi impianti a biogas, lasciati a marcire, sono stati incendiati dai vandali (o dai criminali). il riciclo della plastica non decolla. non funziona niente, prova ne sia la spropositata uantità di rifiuti che viene riversata nelle nostre ormai sature discariche.
Ma come mai è stata scelta Gela anzichè Palermo, considerando che la maggior parte dei rifiuti arriveranno appunto dall’area metropolitana di Palermo e quindi dovranno essere trasportati per circa 200 km?
@matteo, per ragioni populistiche. i camion che viaggeranno fino a gela produrranno più inquinamento del termovalorizzatore stesso. non so se gli abitanti di gela siano contenti. di già hanno le patologie legate al petrolchimico e alle altre fabbriche.
un termovalorizzatore a palermo andrebbe fatto, ma si dovrebbe scegliere una zona ventilata. da bellolampo le nebbie scenderebbero sulla città, e già adesso i fumi degli incendi e le esalazioni della discarica rovinano l’aria. la discarica va chiusa.
E’ vero che la differenziata stenta in tutta la Regione, ma non mentiamo a noi stessi e non creiamoci alibi di impossibilità ontologica: la munnizza rende! Movimentare terra o munnizza, quindi materiali senza doverli trattare, manipolare, trasformare, è un’attività molto redditizia perché comporta pochi investimenti strutturali (non occorrono grosse capacità) e gli incassi sono cospicui (soprattutto quando la si propone come l’unica soluzione in una situazione di emergenza), quindi c’è tutto l’interesse e la volontà di prendere questa strada.
Oggi, 10/06/2022 al TGR Sicilia, il sindaco di un paesino del catanese diceva che nonostante la sua comunità ricicli all’80% (un cittadino diceva che il cestino dell’indifferenziato lo riempie ogni 2 settimane!) non poteva abbassare la TARI perchè tutti i centri di conferimento, anche differenziati, sono privati e offrono i loro servizi a costi alti, molto, più alti rispetto a quelli del resto d’Italia: vogliamo dire che è colpa del ponte che non c’è (prima di non essere compresa, la mia è una battuta, nel segno del paradosso)?
L’affaire rifiuti è continuamente gestito in emergenza e la gestione emergenziale ci fa diffidare della gestione ordinaria, così ci vengono proposte soluzioni stravolgenti contrapponendole a quelle più semplici, presentate addirittura come banalotte, illusorie se non infantili. I cittadini finiscono per diffidare della differenziata che sembra comportare chissà quali difficoltà o cambiamenti (per il singolo cittadino), fino a mentire dicendo che gli ambientalisti vogliono la munnizza per le strade (eppure ricordo le estati degli anni 80, quando di differenzaita non si parlava, aromatizzate all’eau de percolato prodotto nei cassonetti sotto il sole cocente!) mentre i termovalorizzatori avrebbero addirittura (addirittura, wow!) il vantaggio di non farci cambiare le (pessime) abitudini di buttare tutto in un unico sacco! Insomma, è ovvio che la soluzione più economica, più lungimirante e anche più immediata viene sistematicamente boicottata affinchè scompaia anche dall’orizzonte mentale delle possibili soluzioni.
Dice bene punteruolorosso che gli impianti di biogas sono stati lasciati marcire se non vandalizzati e che non si è mai costituita una salda filiera del riciclo (magari pubblica), ma siamo sicuri che questa mala gestio non si ripeterà para para con i cosidetti termovalorizzatori? Io ho grossi timori, perché gli appalti del cemento fanno gola, gli impianti devono essere costruiti a regola d’arte e i forni crematori dell’immondizia per rendere, producendo il calore che occorre, devono bruciare una determinata quantità di materiale (motivo per cui l’Italia paga 2 volte quando manda le “ecoballe” all’estero: perché gli altri paesi vengono pagati per prenderle e in più producono pure energia che non riuscrebbero a generare con la propria, residua, immondizia indifferenziata!).
Sinceramente temo che avere gli inceneritori farà collassare la già poca (soprattutto nelle città) differenziata che si fa, perchè i cittadini avranno l’alibi di non doversi “sforzare” a differenziare (miii che fatica!) e i politici non avranno alcun interesse a promuoverla.
@irexia, dai politici non bisogna aspettarsi niente. sono ignoranti e in malafede. sulle emergenze si fanno i soldi, e si vincono anche le elezioni. se non ci fossero le emergenze, si dovrebbero fare i programmi, ma i programmi hanno bisogno di scelte impopolari come chiudere una strada al traffico. più facile occuparsi delle emergenze. gli unici programmi che si sentono sono uelli relativi alla loro soluzione, e un candidato a sindaco può vincere le elezioni sul solo fatto che, dice, raccoglierà la spazzatura, accenderà i lampioni, metterà gli autobus, non aprirà nuovi cantieri.