Cos’è il turismo sostenibile (e perchè sarà importante nel post COVID-19)

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Il turismo solitamente non conosce crisi. Soltanto la pandemia da COVID-19 è riuscita a bloccare totalmente un’economia gigantesca che non conosce limite e confini territoriali.

Nel 2016 ad esempio, i viaggiatori sono stati circa 1,25 miliardi in tutto il mondo, con una crescita del quasi 50% rispetto all’anno precedente. La crescita è rimasta costante negli anni successivi, sebbene con degli incrementi più ridotti (+7% nel 2017; +6% nel 2018) dovuti all’incertezza sulla Brexit e con i grandi cambiamenti che hanno coinvolto grandi compagnie aeree low cost.

Tutte le regioni hanno registrato un incremento: secondo l’International Tourism Highlights, 2020 Edition del UNWTO, il MEdio Oriente è il contesto territoriale che ha segnato l’exploit più importante, +8%. In generale, l’Asia, il Pacifico e l’Europa sono cresciute del 4%. Lo stallo causato dal COVID-19 ha in qualche modo frizzato questa macchina, ma quello che in tanti si chiedono è:

“Cosa succederà quando le persone torneranno a viaggiare?”

Difficile a dirsi. In tanti hanno ragione di credere che le restrizioni imposte dalla pandemia genereranno un effetto “boom” in cui impazzerà la ricerca di hotel e case vacanze e tutte le mete saranno prese d’assalto da visitatori e vacanzieri a parziale compensazione dei confinamenti e lockdown. Un’altra linea di pensiero invece prevede comportamenti più cauti e una progressivo ma lento ritorno alle tendenze pre-pandemia.

Il primo scenario è quello che allieta gli operatori del settore ma che preoccupa in parte le amministrazioni locali. Il turismo di massa negli ultimi anni ha causato inquinamento, erosione dei terreni e acidificazione dei terreni. L’UNESCO nel 2000 ha inserito Machu Picchu tra i siti a rischio.

“È stato rilevato inoltre un aumento preoccupante della spazzatura e l’innalzamento dei livelli di inquinamento. A causare quest’ultimo sarebbe soprattutto il trasporto dei turisti effettuato tramite bus, corriere e auto, che producono anche vibrazioni pericolose per i muri di pietra della città” (fonte: Green.it).

L’impatto del turismo che si appresta a ripartire potrebbe essere devastante. Per questo l’Onu già dal 2017 ha codificato l’Anno Internazionale del Turismo Sostenibile. Nella definizione dell’ECO-Toursim Society, turismo sostenibile significa “viaggiare in modo responsabile nelle aree naturali, proteggere l’ambiente e sostenere il benessere delle popolazioni locali”.

Su questo argomento sono nati dei termini “appendice” come “eco-turismo“, che definisce la volontà di viaggiare per stare a contatto con la natura, sebbene non sempre tale modalità configuri un viaggio sostenibile e responsabile.

Il turismo sostenibile si può definire sostenibile quando rispetta la legge delle 3E: economia, etica e ambiente. Non solo l’impatto economico ma anche rispetto verso i territorio, le culture e le popolazioni. Come si concretizza tutto ciò?

Di seguito elenchiamo i principali aspetti che caratterizzano questo approccio:

  • ricerca e scelta di cibo a km zero, che contribuiscono a ridurre i grammi di CO2 emessi contestualmente dal trasporto delle merci.
  • selezionare edifici ad alto livello di efficienza energetica
  • preferire gli spostamenti senza auto, bensì ricorrendo ai mezzi pubblici e della mobility sharing
  • adottare la raccolta differenziata durante il proprio soggiorno per favorire l’economia circolare e risparmiare CO2
  • prediligere strutture ricettive dotate di fonti di energia rinnovabile (ad esempio hotel, alloggi che alimentano gli edifici con pannelli solari)
  • fare un uso responsabile dell’acqua quale risorsa assolutamente preziosa del nostro pianeta

Considerando questi parametri, un viaggio “sostenibile” può contribuire a risparmiare sino a 8 chilogrammi di anidride carbonica, l’equivalente di circa 300 alberi piantumati.

Non male, vero?

Photo Traworld Official on Unsplash

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